Questa è la storia di come un desiderio è stato trasformato in un’azienda: Pietro Storchi e i suoi tre figli trasformarono un’aspirazione in un’azienda.
A Reggiolo, viene fondata nel 1970 la società Co.Me.R. (Costruzioni Meccaniche Riduttori), che fabbricava trasmissioni per macchine agricole. Nel 1985 l’azienda si espande a livello commerciale in Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti. Successivamente nasce la linea industriale e viene aperto il Centro Ricerche di Meccatronica (CRM). Oggi Co.Me.R. diventata Comer Group prima, è Comer Industries, società internazionale con oltre 1.300 dipendenti.
Ad inizio 2000 nasce Comer Accademy, la nuova scuola interna di formazione e management.
A guidare l’azienda, dal 2017, è la seconda generazione della famiglia, dopo una transizione definita “frizzante”, dallo stesso presidente e amministratore delegato Matteo Storchi. Perché invece di ereditare l’azienda, i figli l’hanno comprata da genitori e zii. Molti hanno descritto i rapporti interni in termini che andavano da “forti attriti” fino alla “guerra degli Storchi”.
“Solitamente, la generazione precedente passa il testimone a quella successiva. In questo caso io e i miei cugini ce lo siamo preso”, spiega l’ad. “Volevamo prendere il controllo dell’azienda al momento giusto. Anche perché, soprattutto in Italia, se si aspetta che chi è venuto prima si faccia da parte, si arriva alla guida di un’azienda quando sarebbe già ora di andare in pensione”.
Comer Industries si definisce, “il principale player globale nella progettazione e produzione di sistemi avanzati di ingegneria e soluzioni di meccatronica per la trasmissione di potenza”. “Realizziamo componenti meccanici che finiscono in macchine per la produzione di cibo, per la costruzione di case e strade e per gli impianti energetici.
Partita come piccola realtà familiare, l’azienda si è espansa all’estero e conta oggi cinque sedi in Italia e sette sparse tra Gran Bretagna, Germania, Cina, Stati Uniti, India e Brasile. La grande opportunità futura per il lor business, risiede in un fenomeno planetario: la crescita demografica. La popolazione mondiale conta oggi 7,8 miliardi di persone. Secondo un rapporto delle Nazioni unite, dovrebbe arrivare a 9,7 miliardi nel 2050 e raggiungere un picco di quasi 11 miliardi entro la fine del secolo. Quell’incremento demografico, per la maggior parte, non avverrà in Italia o in Europa, ma in Asia, Africa, America Latina. Essere presenti in quelle aree, perciò, sarà fondamentale.
Oggi l’export incide per l’89% sul fatturato, che nel 2020 ha accusato l’impatto della pandemia e ha registrato una flessione di 8 milioni rispetto al 2019. L’azienda assicura tuttavia di non avere rivisto i piani di investimento per i prossimi anni, ma di averli soltanto posticipati. Da un lato, la dimensione internazionale dell’azienda ha complicato la gestione della pandemia: in varie fasi, le riaperture in alcune aree sono coincise con chiusure in altre. Dall’altro, però, è proprio in situazioni di emergenza che la dimensione aiuta. In Italia vige il culto del piccolo è bello. Il piccolo, però, non solo perde opportunità, ma è anche più fragile nei momenti difficili.
La dimensione – e quindi i mezzi per investire in ricerca e sviluppo – si presenta come uno dei requisiti per crescere in un settore che sta per essere rivoluzionato da sviluppi come l’elettrificazione, la guida autonoma e la digitalizzazione. A distinguersi sarà il singolo che riuscirà a leggere, in quella massa, qualcosa che gli altri non vedono”.
Anche per uscire dalla logica del ‘piccolo è bello’, nel 2019 Comer Industries si è quotata alla Borsa di Milano. La capitalizzazione di mercato, aggiornata al 18 ottobre, è di 648,35 milioni di euro.
L’attenzione alla sostenibilità può essere fatta risalire all’origine rurale dell’azienda. Nel 2020, Comer Industries ha pubblicato il bilancio di sostenibilità, in cui dà conto dei propri progetti a livello nazionale e internazionale. Nello stesso anno, in occasione del suo cinquantesimo anniversario, ha inaugurato a Bangalore, in India, Vidya Home, una struttura che offre vitto, alloggio e tutela a ragazze del posto, per permettere loro di completare gli studi universitari.
Tra il 2019 e il 2020, l’azienda ha ridotto le emissioni del 9%, pari a 906 tonnellate di CO2 equivalenti. In Italia, lo stabilimento di Matera è diventato il primo del gruppo a essere alimentato solo da energie rinnovabili. Le iniziative di cui l’azienda è più fiera, sono quelle che incidono sul quotidiano, sulle piccole cose, come ad esempio, quella con cui è stata bandita la plastica dall’attività.
Acquisizioni
A metà luglio l’azienda trove l’accordo per il 100% della tedesca Walterscheid Powertrain, per 203 milioni. Walterscheid Powertrain Group, ha sede in Germania e 100 anni di storia. Da due anni è controllata da un fondo, conta 9 impianti produttivi con 2.200 dipendenti e l’anno scorso ha fatturato quasi 400 milioni di euro nel settore dei componenti e dei sistemi di azionamento per il settore agricolo, industriale e delle costruzioni.
Bilanci
L’azienda di Reggiolo fa segnare un +156% di utile netto in confronto al bilancio d’esercizio precedente. Nel primo semestre del 2021, è stato chiuso con ricavi per 289,98 milioni di euro, in aumento del 51,3% rispetto ai 191,63 milioni realizzati nei primi sei mesi dell’anno precedente. La società ha terminato il semestre con un utile netto di 22,59 milioni di euro, in forte aumento rispetto agli 8,81 milioni contabilizzati nella prima metà del 2020. A fine giugno 2021 la posizione finanziaria netta adjusted era positiva per 35,6 milioni di euro. Nell’intero semestre le attività operative di Comer Industries hanno generato un flusso di cassa di 19,2 milioni di euro.

Evoluzione in borsa
Dal 13 marzo 2019, giorno di quotazione in borsa, il titolo per i primi 18 mesi circa è stato alquanto stabile. A partire dal mese di Novembre del 2020 è passato da 9,95 ai 31,8 euro di oggi (+216%).

