Un colosso europeo della Vision

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Essilor, un’importante storia di successo imprenditoriale francese, è entrata in una nuova dimensione a gennaio 2017 con la fusione con la società italiana Luxottica.

Il matrimonio di 50 miliardi di euro ha dato vita al primo gruppo leader mondiale nella salute ottica, una delle industrie in più rapida crescita nel settore dei beni di consumo.

Con una quota di mercato di quasi il 30% in un mercato stimato a 90 miliardi di euro e senza esagerare, EssilorLuxottica guida letteralmente la concorrenza. Il suo rivale più vicino J&J è ancora molto indietro e ha solo il 5% della quota di mercato.

Due miliardi di persone indossano lenti correttive. La metà di queste sono realizzate da Essilor e vi sono ancora molte opportunità: quasi 3 miliardi di persone non sono ancora dotate di occhiali a causa dell’insufficiente potere d’acquisto o di adeguate infrastrutture sanitarie.

Luxottica è il produttore leader mondiale di occhiali e occhiali da sole e proprietario di marchi famosi come Ray-Ban e Oakley. Il matrimonio è quindi un matrimonio di convenienza e la logica che sta dietro è innegabile: prima ci sono le lenti, dove prevalgono la tecnologia e la raffinatezza dell’attrezzatura di produzione, e poi ci sono le cornici, un’attività con margini più alti dove conta l’immagine del marchio più di tutto.

Sia Essilor che Luxottica si affidano a reti di produzione e distribuzione senza pari. La direzione del gruppo prevede con cautela obiettivi di risparmio di circa 300 milioni di euro all’anno. Alcuni analisti si aspettano il doppio, fornendo, tuttavia, una fortunata combinazione di prezzi di vendita più elevati e costi inferiori grazie alle economie di scala e all’eliminazione dei duplicati nella catena di approvvigionamento.

Sulla carta, la fusione di questi due padroni e dei loro regni dovrebbe quindi creare l’impero degli occhiali e un campione industriale europeo. Sfortunatamente, le cose non sono andate esattamente così. In effetti, il periodo della luna di miele è stato piuttosto breve e i piatti hanno iniziato presto a volare.

Al centro del problema: una battaglia per il potere tra i francesi – guidati dal CEO di Essilor Hubert Sagnières, famoso per la sua gestione efficiente – e gli italiani, rappresentati innanzitutto dal carismatico Leonardo Del Vecchio, un orfano che ha iniziato con niente e il fondatore di Luxottica, oggi una delle maggiori fortune italiane.

Chi conosce bene questo caso non ha paura di dire che i francesi hanno calcolato male. O meglio, che sono stati ingannati. Mentre pensavano che il signor Del Vecchio si sarebbe ritirato alla fine – a 83 anni i tempi sembravano giusti – è emerso di nuovo non appena la fusione è stata completata e non ha mostrato alcuna intenzione di voler lasciare le redini.

Del Vecchio, tra l’altro, non ha avuto problemi a porre ostacoli ai suoi nuovi partner; si è spinto fino a rinviare la questione al tribunale arbitrale della Camera di commercio internazionale per far valere il suo diritto al controllo che ritiene sia stato violato! (La denuncia è stata ritirata da allora.

Il signor Del Vecchio possiede un terzo delle azioni e dei diritti di voto: è impossibile agire senza di lui. Queste difficoltà ci ricordano che le fusioni perfette tra uguali esistono solo sulla carta. In realtà, una parte ha sempre il sopravvento, soprattutto quando sono in gioco miliardi.

Il mix di due culture aziendali molto diverse potrebbe anche causare attrito; c’è una grande differenza tra un gruppo familiare gestito in stile italiano e l’organizzazione quasi militare di Essilor, che è completamente focalizzata su efficienza, controllo dei costi e seduzione dei mercati finanziari.

Su una scala più ampia, queste differenze culturali evidenziano un problema affrontato da tutti i principali gruppi europei, un problema che i concorrenti americani o cinesi non hanno.

Luxottica avrebbe molto da imparare dalla sua metà francese. Nonostante le sue buone prestazioni finanziarie, la redditività dell’azienda è più spesso non deludente piuttosto che impressionante, soprattutto se confrontata con la qualità intrinseca del business, ad esempio confrontando il costo di produzione unitario di una coppia di Ray-Ban con il suo prezzo di vendita al dettaglio.

Queste carenze possono essere spiegate dalla cultura familiare o persino paternalistica di Luxottica – il management dell’azienda, ad esempio, ha rifiutato di eliminare posizioni che erano diventate ridondanti dopo la fusione – e l’ossessione del suo fondatore per l’acquisto di concorrenti. Ciò certamente consolida le quote di mercato del gruppo, ma pesa sui margini e sui rendimenti del capitale investito, soprattutto quando non si è guardato troppo bene i prezzi pagati per le acquisizioni.

Alcune persone sostengono, tra l’altro, che Luxottica ha fatto questo per neutralizzare Essilor – perché è così che alcuni analisti descrivono la situazione – mentre le voci di un riavvicinamento tra i produttori francesi e di cornici come Safilo stavano diventando più pressanti.

I primi risultati del gruppo EssilorLuxottica, pubblicati a marzo 2019, sono stati accolti positivamente. La grande curiosità rimaneva il modo in cui la governance del gruppo sarebbe stata strutturata.

Alla fine sono stati nominati due amministratori, Laurent Vacherot AD di Essilor, e co AD di Essilor Luxottica accanto a Francesco Milleri, AD di Luxottica e braccio destro di Del Vecchio.

Anche i giganti del lusso come LVMH e Kering – spinti da margini elevati e prospettive di crescita a lungo termine – hanno iniziato a produrre occhiali, anziché esternalizzarli a società come Luxottica. Cosi, hanno creato nuove fabbriche nel nord Italia.

Nonostante queste scaramucce, gli analisti che seguono il gruppo, stanno scommettendo sull’allentamento di tali tensioni e rimangono fiduciosi che il management di EssilorLuxottica abbia la capacità di fornire i risultati che soddisfano le aspettative.

Questo voto di fiducia si riflette nella valutazione del gruppo, che è ancora ottimista circa 30 volte l’utile dell’esercizio precedente e 25 volte l’utile previsto nel 2020.

Di fatti nel 2019, i ricavi del gruppo sono cresciuti del 7,4% a 17,39 miliardi rispetto ai ricavi pro forma dell’anno precedente (+4,4% a cambi costanti). L’utile netto attribuibile agli azionisti della capogruppo adjusted è pari a 1,938 miliardi di euro, in aumento del 9,2% rispetto all’anno precedente (+4,8%1 a cambi costanti). Il gruppo proporrà un dividendo di 2,23 euro per azione.

A Dicembre 2019, però, la società Essilor International, controllata dal gruppo italo-francese ExilorLuxottica, ha denunciato una frode che potrebbe avere un impatto da 190 milioni di euro. La truffa sarebbe avvenuta in uno dei suoi stabilimenti in Thailandia.

L’entità della frode colpisce e pone qualche perplessità sulle procedure di controllo in essere nella controllata. Ci si aspetta un immediato rafforzamento delle procedure di controllo, allineandole a quelle in atto in Luxottica.

E’ di qualche giorno fa il nuovo scontro al consiglio di amministrazione di Essilor Luxottica che si è svolto martedì 24 tra Milano e Parigi, e che ha avuto una coda mercoledì 25 mentre il colosso dell’occhialeria ero sotto attacco degli hacker, che hanno cercato di entrare nel sistema operativo del gruppo.

In un clima che si fa sempre più torrido, questa volta il cda è finito in stallo per la politica di remunerazione. La società nata dalla fusione alla pari tra l’italiana Luxottica e la francese Essilor, ha un consiglio di 16 membri, di cui 8 italiani e 8 francesi e una governance assolutamente paritetica che rende difficile prendere ogni decisione

In tempi di crisi, con le fabbriche e in negozi chiusi, il fronte italiano ha chiesto di abbassare il gettone di presenza dei consiglieri da 100 a 20mila euro, per stare vicino ai dipendenti, che in molti casi sono anche azionisti della società.

Il beau geste suggerito dalla parte del gruppo che fa capo a Leonardo Del Vecchio, era legato all’emergenza del Coronavirus e alla volontà di dare un segnale di unità tra i vertici e la base dei lavoratori. Ma la proposta non è stata approvata perché ancora una volta il voto è finito in pareggio, francesi contro, e italiani a favore, pertanto non si è potuto decidere.

Al consiglio precedente del 5 marzo era successo lo stesso: gli italiani, dopo l’esito delle indagini della frode di una fabbrica di lenti a Bangkok, dove è stato creato un ammanco di 185milioni di euro, hanno chiesto le dimissioni dell’amministratore delegato francese Laurent Vacherot.

La delibera è quindi stata messa ai voti, ma nonostante dalle indagini siano emersi dei profili di culpa in vigilando, il fronte transalpino ha fatto quadrato intorno a Vacherot che quindi resta in sella nella sua posizione.

Nella stessa occasione Del Vecchio e Milleri avevano deciso di rinunciare al bonus in gesto di solidarietà con la parte francese del management, che già non aveva potuto incassare l’emolumento straordinario a causa della frode in Thailandia.

Il 6 marzo, il gruppo ha pubblicato le prospettive per l’anno in corso, ma 3 settimane dopo quelle previsioni non sono più valide, perciò vengono ritirate. Per adesso si naviga a vista.

A gennaio e febbraio, la società ha registrato “una solida crescita, in linea con i suoi obiettivi per l’intero anno. A marzo, si è registrato un rallentamento quando l’impatto del virus sul business, inizialmente predominante in Cina, si è spostato in intere aree di Europa e Nord America”, spiega in una nota EssilorLuxottica, prevedendo che nel secondo trimestre ” i ricavi diminuiranno ulteriormente con un impatto significativo sulla redditività”.

Senza alcuna stima per il futuro, perché “allo stato attuale la società non ha una visibilità sufficiente per fornire una valutazione complessiva sull’impatto del Covid-19”. La situazione è “instabile”.

EssilorLuxottica e le due società operative stanno implementando un piano di emergenza che include misure di controllo dei costi e della cassa, sospendendo gli investimenti non cruciali e ridimensionando la capacità globale per soddisfare gli attuali livelli della domanda. Qualche giorno fa la società aveva annunciato il rinnovo anticipato del contratto di licenza esclusiva per la progettazione, la produzione e la distribuzione in tutto il mondo di occhiali da vista e da sole a marchio Dolce&Gabbana e dopo il rinnovo di tanti altri brand tra i quali ad ottobre quello di Chanel.

Le nostre stime, erano in linea con le guidance ma lo scenario attuale potrebbe portare a una revisione al ribasso. Ipotizzando ricavi intorno a -10%, con una flessione molto marcata nel secondo trimestre e un parziale recupero di domanda sul secondo semestre. Questa potrebbe tradursi in una revisione degli utili del sul 2020 ma in larga parte recuperabile nel 2021 mentre la solida posizione di bilancio ci lascia sereni sullo stato patrimoniale.

Secondo quanto riportato da alcune testate giornalistiche, si prepara un nuovo cambiamento al vertice del gruppo con l’uscita di Laurent Vacherot. Secondo quanto riferiscono i quotidiani, il consiglio del gruppo che fa capo all’imprenditore di Agordo dovrebbe riunirsi all’inizio della prossima settimana per discutere le modalità e la strategia per la prossima assemblea, convocata per il 15 maggio a Parigi: prima di allora sono attesi nuovi colpi di scena tra cui le dimissioni di Vacherot.

Dopo una frode subita dal gruppo in Thailandia, Third Point (fondo entrato in EssiloLuxottica) ha infatti inviato sia al presidente Del Vecchio, sia al suo vice francese Hubert Sagnieres, una lettera di critiche riguardanti le inefficienze della governance paritetica: le critiche riguarderebbero anche per un attacco degli hacker che ha mandato in tilt Essilor il 20 marzo e il fondo si aspetta che la società ponga rimedio velocemente nominando un nuovo amministratore delegato di Essilux.

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