Leonardo Spa, l’azienda italiana di velivoli prende il volo

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Leonardo (LDO.MI) è un’azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Il suo maggiore azionista è il Ministero dell’economia e delle finanze italiano, che possiede una quota di circa il 30%.

Nel 1948 l’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale) costituisce la Società Finanziaria Meccanica Finmeccanica per gestire le partecipazioni nell’industria meccanica e cantieristica acquisite. Tra le aziende acquisite figurano nomi illustri, quali Ansaldo, San Giorgio, Alfa Romeo, Navalmeccanica, Sant’Eustacchio. Nel 1959 l’IRI costituisce la Fincantieri nella quale confluiscono le aziende cantieristiche scorporate da Finmeccanica.

La difficoltà maggiore per Finmeccanica era quella di reperire le risorse finanziarie necessarie per una crescita molto dispendiosa, dato che l’azionista Iri non era certo nelle condizioni di sostenerla, così nel 1993 parte del capitale Finmeccanica fu aperto ai privati e l’azienda fu quotata in Borsa.

Dopo l’acquisizione della totalità di AgustaWestland ed AMS, Finmeccanica è diventata la terza azienda europea per fatturato nel settore della difesa.

Dopo un lungo periodo di agitazione dovuta alle indagini per corruzione, in cui venne addirittura arrestato l’amministratore delegato Orsi. Scagionato poi da tutte le accuse nel 2019. Dal 2016 è stato avviato un processo di fusione per far confluire tutte le aziende controllate nella società principale, Finmeccanica. Pochi mesi dopo è iniziata anche l’operazione di rebranding del gruppo, modificando la propria denominazione sociale ispirandosi allo scienziato Leonardo da Vinci, confermata dall’assemblea degli azionisti del 28 aprile 2016. Dal 1º gennaio 2017 l’azienda ha assunto il nome di “Leonardo”. Il 16 maggio 2017 il consiglio di amministrazione ha nominato Alessandro Profumo nuovo amministratore delegato della società.

Se fino a ieri il settore elicotteri ha rappresentato uno dei fronti più problematici della gestione di Leonardo, ora la situazione potrebbe cambiare.

Nei primi nove mesi dell’anno, infatti, la società ha registrato nuovi ordini per quasi 8,58 miliardi di euro, in calo nominalmente ma in forte crescita al netto dell’effetto che nel terzo trimestre 2018 era stato legato al contratto da 3 miliardi di euro per la fornitura di elicotteri NH90 al Qatar. Il portafoglio ordini ha così raggiunto i 35.672 milioni di euro di controvalore, pari ad una produzione equivalente di circa 3 anni.

Ancora meglio, i ricavi di Leonardo sono saliti del 10,8% su base annua a 9,13 miliardi (3,17 miliardi nel solo terzo trimestre, +20% su base annua e molto sopra le attese di consenso, pari a 2,8 miliardi), proprio grazie ai risultati di Agusta Westland oltre che di Leonardo Drs, l’Ebita è risultato pari a 686 milioni (+9%), di cui 200 milioni nel terzo trimestre (un 10% in più delle attese di consenso), anche in questo caso grazie a miglioramenti nel settore elicotteri, elettronica per la difesa e sicurezza (mentre peggiora il settore spazio e mostra risultati in linea l’aeronautica), con un Ros (Return on sale, margine sulle vendite) pari al 7,5% e l’utile netto è balzato a 465 milioni (+77%).

Alessandro Profumo ha poi sottolineato i “benefici significativi” apportati dalla strategia commerciale, il miglioramento della redditività e la crescita della top-line, notando come i risultati dei principali business siano in linea col piano industriale e confermando la guidance 2019.

Sul fronte dell’indebitamento netto di gruppo, salito a 4.301 milioni di euro rispetto ai 2.351 milioni di fine 2018, il peggioramento è dovuto, principalmente all’effetto dell’iscrizione al primo gennaio 2019 delle passività finanziarie derivanti dall’applicazione dell’Ifrs 16, all’andamento negativo dei flussi di cassa operativi (negativi per 1,2 miliardi nel periodo, “in linea con l’usuale stagionalità”) e all’impatto sulla posizione finanziaria netta dell’operazione Vitrociset, acquisizione di fine gennaio 2019.

Nel complesso anche il dato sull’indebitamento netto appare tuttavia migliore delle attese, così il titolo risente positivamente dei dati, che sono piaciuti in particolare a Kepler Cheuvreux e Jp Morgan (in una nota il broker americano segnala anche di ritenere “conservativa” la guidance 2019, cosa che lascerebbe spazio a sorprese positive anche per il trimestre in corso).

Il consenso degli analisti fondamentali parla di un target di 12,77 euro che appare alla portata del titolo, che attualmente tratta a 10,3 euro per azione (utile 2019 atteso pari a 41 centesimi per azione) con un dividend yield dell’1,3% (dividendo atteso pari a 15 centesimi). Tecnicamente il titolo è inserito in un trend rialzista di breve periodo decisamente positivo.

Prosegue il trend positivo per i budget della Difesa iniziato nel 2014, con una crescita della spesa nel settore della Difesa negli Stati Uniti, target budget della Difesa dei Paesi NATO al 2% del PIL e come mercati più appetibili Asia e Medio Oriente.

A giugno 2018, in seguito ad un’indagine interna e ad alcune contestazioni per presunte irregolarità nei rapporti con fornitori e altre operazioni, l’ing. Andrea Biraghi ha presentato all’azienda le proprie dimissioni dalla carica di direttore della divisione Sistemi per la Sicurezza e le Informazioni. Alle dimissioni, è seguito il licenziamento del suo collaboratore e dirigente degli acquisti, Stefano Orlandini.

In sostituzione del manager uscente, l’amministratore delegato Profumo ha nominato ad interim Norman Bone, già a capo della divisione Avionica del gruppo, responsabile della divisione Sistemi per la Sicurezza e le Informazioni. La notizia, che avuto scarsa eco nella carta stampata, è stata oggetto di un’interrogazione parlamentare.

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